giovedì, giugno 08, 2006

Morto per la patria?

Come tutti sanno, qualche giorno fa è morto l’ennesimo soldato italiano in un agguato a 100 km da Nassiriya: il suo nome era Alessandro Pibiri, 25 anni, di Selargius (CA). Come al solito, abbiamo assistito al solito rituale del trasporto della bara a Ciampino, delle autorità dello Stato (Napolitano in primis) schierate all’arrivo della bara, dei pianti e della commozione. L’atto finale del noto rituale verrà compiuto domani in occasione dei funerali di Stato. Abbiamo assistito anche al solito rituale di scambi di battute fra centrosinistra e centrodestra riguardo alla data del ritiro delle nostre truppe dall’Iraq. Abbiamo ascoltato, come al solito, la stessa frase rituale: “è morto per la patria”. Premesso che il concetto di patria non è più quello utilizzato durante il Fascismo, posso dire che una frase del genere è semplicemente ridicola e fuori luogo. Quando un soldato, di qualunque nazione sia, muore per la sua patria, si presuppone che il soldato in questione stia combattendo una guerra in DIFESA della sua nazione o degli interessi supremi della nazione. In questo caso, l’Italia non è in Iraq per difendersi da qualcuno che possa ledere gli interessi nazionali, bensì per una volontaria scelta effettuata da parte dello scorso Governo di aiutare Stati Uniti e Gran Bretagna a mantenere e costruire la pace (per modo di dire…). Si sa che ci sono grossi interessi sul petrolio e che l’Italia potrebbe esserne avvantaggiata economicamente, ma non voglio entrare nel merito di tale questione. Non è una presenza di pace, bensì di interesse. Pertanto, gli unici interessi che i soldati effettivamente devono difendere sono quelli economici, non quelli del bene supremo dello Stato, in quanto l’Italia non è in pericolo e non è stata attaccata da nessuno. In quest’otttica, il soldato Pibiri non è morto per la patria, è morto per l’avidità e l’opportunismo del Governo Berlusconi che ha spedito il nostro esercito in un contesto di guerra scatenata arbitrariamente dagli USA. Condoglianze alla famiglia Pibiri, augurandosi di non doverne più fare in riferimento all’Iraq.

2 Comments:

At giugno 09, 2006 11:06 AM, Blogger STELLA said...

Io non li vedo molto come eroi, credo che tra loro chi lo faccia per nobili fini siano pochissimi..

 
At giugno 10, 2006 8:23 PM, Anonymous Anonimo said...

SONO UN MILITE CHE SI TROVA IN MEDIO ORIENTE............
OGNUNO DI NOI SA A COSA VA INCONTRO QUANDO DECIDE DI FARE LA MISSIONE........
OVVIAMENTE DISPIACE PER I CADUTI E I FERITI MA PURTROPPO SI SA CHE PUò CAPITARE.
PER FAVORE LASCIAMO PERDERE LE VARIE FRASI MISSIONI DI PACE E VIA DISCORRENDO SONO VOMITEVOLI..........

 

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