domenica, giugno 03, 2007

Faroer: il senso dello sport.

Ieri sera, l'Italia ha battuto le Isole Faroer, un piccolo arcipelago di 50.000 abitanti situato fra la Norvegia e l'Islanda. Il risultato finale è stato di 2-1 (doppietta di Inzaghi) ed è proprio questo l'aspetto più eclatante della partita di ieri. L'Italia, campione del mondo, ha segnato soltanto 2 gol alla squadra "materasso" del suo girone, composta in larga misura da dilettanti, subendo pure un gol. Per fare un paragone, è come se il Milan o l'Inter avessero affrontato e battuto per 2-1, in una partita ufficiale, una squadra di serie C2 o addirittura di serie D.
I "campioni" delle Isole Faroer sono, in realtà, elettricisti, maestri, carpentieri, poliziotti. Di fronte a loro, una sfilza di plurimiliardari serviti e riveriti in tutto. Che bello vedere l'impegno dei giocatori faroesi, che bello veder festeggiare un intero stadio per aver fatto un gol ai campioni del Mondo, che bello vedere l'esultanza di un carpentiere (Rogvi Jacobsen) dopo il gol rifilato al portiere più forte del mondo. E cosa sarebbe successo se quest'ultimo non avesse parato un tiro scoccato dai faroesi all'ultimo minuto impedendo un clamoroso pareggio?
I nostri campioncini sono entrati in campo con la presunzione di realizzare una goleada, dimenticando i valori fondamentali di ogni sportivo: il rispetto degli avversari, l'umiltà e l'impegno.
Per questo, mi chiedo, qual'è il vero sport? Quello che vediamo sulle TV a pagamento, quello che muove miliardi di Euro all'anno, quello di cui parlano i giornali in prima pagina, oppure quello fatto da chi si impegna fino alla morte, fa il carpentiere e non è circondato dalle veline?
Forza Faroer!

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